Islam e AIDS

  • Dariusch Atighetchi

Abstract

L’impatto iniziale del mondo musulmano con il problema dell’AIDS ha subito assunto una forte connotazione apologetica e di condanna dell’infezione in quanto conseguenza di comportamenti illeciti di impronta occidentale. In questo senso si esprimono molti giurisperiti islamici, la stampa e non pochi medici. Tutti antepongono l’esaltazione della purezza dell’Islam e delle sue regole di vita a scapito dell’attenzione dedicata all’analisi dei problemi etici, medici e sociali dei malati.

La soluzione islamica al rischio AIDS consiste nell’astinenza pre-matrimoniale e nel matrimonio precoce. Anche se in gran parte degli Stati la percentuale di infetti è bassa (ma costantemente in crescita in alcuni gruppi sociali) le autorità tendono a minimizzare le cifre; inoltre sembrano riluttanti a denunciare la situazione sanitaria concernente la diffusione di malattie sessuali per non esporsi a critiche politico-religiose.

I cittadini sono fortemente restii a rivelare le proprie abitudini sessuali e a partecipare ad indagini sul problema. Contemporaneamente anche i malati e i familiari preferiscono occultare l’infezione per vergogna e timore delle conseguenze sociali. Atteggiamenti molto simili si riscontrano in Occidente tra gli immigrati infetti ed i loro familiari. Per l’Islam il medico è uno strumento divino e non può limitarsi a curare bensì dovrebbe occuparsi di tutta la persona, con i valori che ne orientano la condotta quotidiana inclusa la sessualità.

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2000-12-31
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Come citare
Atighetchi, D. (2000). Islam e AIDS. Medicina E Morale, 49(6), 1179-1190. https://doi.org/10.4081/mem.2000.775