Prendere sul serio la conoscenza incarnata delle pazienti nell’assistenza alla maternità. Questioni epistemologiche ed etiche

Un aspetto fondamentale dell’incontro clinico è costituito dalla sua dimensione epistemica, e il contesto ostetrico non fa eccezione: il fatto che la conoscenza fornita dalle pazienti durante il travaglio e il parto sia valorizzata o meno può avere un impatto cruciale sulla relazione clinica. Per esplorare questo aspetto, cercherò prima di mostrare le implicazioni epistemiche ed etiche negative dell’ignorare la conoscenza incarnata fornita dalle pazienti, sia per le pazienti stesse che per i professionisti sanitari e come questo sia particolarmente rilevante nel contesto dell’assistenza sanitaria ostetrica. Suggerirò poi che, data la portata di tali conseguenze negative, è essenziale comprendere le cause di questo fenomeno, e che la vice epistemology può essere un utile quadro concettuale per raggiungere tale scopo. In particolare, sosterrò che una forma di arroganza epistemica sui generis può essere una valida candidata per individuare, e si spera affrontare, una delle cause di questo fenomeno. Concluderò che la manifestazione più problematica di tale vizio si colloca a livello istituzionale e che la sua origine si può rintracciare nella concezione che molte istituzioni sanitare assumono di efficienza intesa come massimizzazione del profitto. Pertanto, al fine di mitigare questo fenomeno, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di promuovere un cambiamento nell’ethos e nelle politiche epistemiche delle istituzioni sanitarie.