Linee antropologiche della Evangelium Vitae
Abstract
Il saggio mette in evidenza gli elementi essenziali della visione dell'uomo soggiacente all'Enciclica Evangelium Vitae. Prima che etica, infatti, la sfida relativa al rispetto della vita è una sfida di carattere antropologico: perché la vita umana è un bene? Perché è sempre un bene? Dopo aver indicato i presupposti di quell'antropologia riduttiva che conduce alla manipolabilità totale dell'essere umano, nell'articolo vengono delineati i fondamenti teologici, ma anche puramente razionali, che stanno alla base del riconoscimento del carattere sacro e personale delia vita dell'uomo. La teologia dell'immagine, in una interpretazione nettamente cristologica, mette in luce la singolare dignità della persona umana, quale soggetto chiamato al dialogo con Dio e con gli altri, irriducibile al livello delle cose, che si usano e si distruggono. Le varie dimensioni del bene della vita, organicamente strutturate nella luce dell'antropologia cristiana (vita biologica, spirituale e soprannaturale; vita temporale ed eterna), servono a chiarire il nesso tra rispetto dovuto alla vita fisica e persona, senza confusioni e senza separazioni. A conclusione, l'Autore esamina come il Vangelo della vita illumini le originarie esperienze umane in gioco (la generazione, la sessualità, la nascita, la malattia, la sofferenza, il morire) e quali atteggiamenti fondamentali suggerisca di conseguenza.
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