Sessualità e diritto

  • Francesco D’Agostino

Abstract

L’autore anzitutto evidenzia i limiti di una concezione meramente fenomenologica e funzionalistica della sessualità, concezione che di fatto misconosce la sessualità stessa nei suoi aspetti più profondi e nella comprensione più piena dell’uomo stesso. Viene così a rendersi necessaria un approccio “integrato” alla sessualità, per la quale essa venga posta come un problema di verità.

Dopo avere illustrato il processo antropogenico, sempre con riferimento alla sessualità, così come elaborato da Lacan, l’autore afferma la necessità del diritto per la sessualità umana. È infatti più un postulato ideologico che una autentica possibilità ermeneutica pensare alla sessualità come ad un mero diritto soggettivo, assunta la pretesa “privatizzazione” della sessualità. In realtà, il diritto - che è costantemente chiamato a regolare la relazionalità - non può esimersi dal dare regole all’esercizio della sessualità e dall’esigerne l’osservanza, perché è in tale esercizio che l’equilibrio relazionale interpersonale si manifesta nel modo più pregnante. Tutto ciò sempre tenendo presente però che il giurista ha a disposizione un criterio, più che un insieme di regole formali, che corrisponde al criterio generale che governa l’universo della giuridicità, cioè quello della relazionalità, intesa come equilibrio nella differenza.

Più di ogni altra dimensione, infatti, la sessualità avverte costantemente la presenza del diritto, di questa insistente memoria della presenza, accanto all’io, dell’altro, delle sue ragioni e delle sue spettanze.

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Pubblicato
1997-02-28
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Come citare
D’Agostino, F. (1997). Sessualità e diritto. Medicina E Morale, 46(1), 75-87. https://doi.org/10.4081/mem.1997.890