The use of the condom to protect against the transmission of HIV in prisons

Pubblicato: 31 dicembre 1999
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Questo articolo è nato come risposta ad un problema morale pratico, cioè se sia lecito oppure no distribuire presenrvativi ai carcerati in Inghilterra e in Galles affinchè vengano così protetti dal pericolo di un eventuale contagio dal virus HIV coloro che si diano ai repporti genitali omosessuali. E' stato proposto che il personale medico delle prigioni distribuisca i preservativi a chi li chiede. L'articolo prende in esame una serie di presupposti, gli uni articolati ed espressamente accolti, gli altri che rimangono taciti, forse mai direttamente considerati.

Tra i primi si deve segnalare l'efficacia del preservativo quale protezione contro la trasmissione del virus tramite l'incontro genitale; la pretesa che la funzione dello Stato non si estenda alla sfera della morale privata, e, più esplicito in una risposta iniziale, l'idea che la coscienza morale della gente sia da rispettare. Gli ultimi includono l'opinione che ci sia, nondimeno, una responsabilità da parte delle autorità carcerarie per il benessere dei prigionieri, proteggendoli almeno dal contagio e che nella sessualità si tratta soltanto della morale privata; che la morale tocca le conseguenze dell'azione voluta, ma non il bene o il male intrinseco come tale. Qui si propone che il grado di protezione fornito dal preservativo sia sovrastimato; che una funzione implicita dello stato e delle carceri sia di promuovere il bene comune; che quest'ultimo incorpora il dovere di aver cura dei prigionieri, soprattutto di coloro che sono più deboli e i più vulnerabili. Benchè una riforma complessiva dei carcerati non faccia parte delle responsabilità delle autorità carcerarie, si contende qui che sussista un obbligo a non danneggiali e a non facilitare un loro danno. Inoltre, vien preso in considerazione l'impatto della proposta sulla famiglia e sulla società. La proposta sembra minacciare il benessere dei prigionieri, la stabilità delle carceri, l'istituto del matrimonio, e la probabilità di une eventuale reinserimento riuscito dei carcerati nella società.

Favorire una prassi che è intrinsecamente immorale non può giustificarsi, anche se si faccia riferimento al principio del male minore. I diritti della coscienza e il dovere correlativo a rispettarla non rendono lecite prassi che per loro natura sono un male. Qui si sostiene che l'adozione di tali politiche proposte da enti sui quali cade l'obbligo riguardo allo Stato e alla società di difendere il bene comune per la promozione di ciò che è scandaloso.

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Come citare

Woodall, G. J. (1999). The use of the condom to protect against the transmission of HIV in prisons. Medicina E Morale, 48(6), 1073–1086. https://doi.org/10.4081/mem.1999.788