L’alternativa tra carnalità e intenzionalità nella pratica della surrogacy

Pubblicato: 3 aprile 2025
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Scopo del presente articolo è riflettere su una particolare implicazione che la pratica di maternità surrogata porta con sé, ossia l’inedita possibilità di frammentare il continuum materno e di moltiplicare le soggettività femminili nel processo generativo, lasciando così in sospeso un interrogativo antropologicamente ed esistenzialmente cruciale: “Chi è mia madre?”. Nel tentativo di rispondere a questa domanda, il dibattito contemporaneo si scinde radicalmente, definendo lo statuto materno a partire dall’opposizione tra carnalità e intenzionalità. All’analisi critica delle argomentazioni con cui lo statuto materno viene assegnato nel dibattito ora alla gestante, ora alla donna socialmente incaricata di prendersi cura del nascituro, seguirà quella della pretesa oggi inquietantemente diffusa di rileggere la persona umana e i suoi vissuti all’insegna della disincarnazione

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Come citare

Guazzoni, M. (2025). L’alternativa tra carnalità e intenzionalità nella pratica della <i>surrogacy</i>. Medicina E Morale, 74(1), 79–94. https://doi.org/10.4081/mem.2025.1630