Disattivazione di pacemaker permanenti in pazienti pacemaker-dipendenti con malattia terminale: una prospettiva etica

Abstract

Le linee guida mediche affermano che la disattivazione di defibrillatori cardiaci impiantabili (DCI) e pacemaker può essere eticamente lecita quando il paziente ne richiede il ritiro, sulla base del rispetto dell’autonomia del paziente. Tuttavia, queste riconoscono anche che la maggior parte dei medici fa una distinzione etica tra la disattivazione dei DCI e la disattivazione dei pacemaker permanenti nei pazienti pacemaker-dipendenti, in virtù del disagio a fronte di una richiesta di disattivazione della stimolazione in questi pazienti. Se esiste una distinzione etica tra le due azioni, quali principi la spiegano? Analizziamo questa domanda dal punto di vista dei principi bioetici e della distinzione tra terapie sostitutive e di sostituzione per le decisioni etiche. Riconosciamo in queste proposte degli spunti appropriati, ma tuttavia non sufficienti a fornire una giustificazione etica adeguata in caso di disattivazione del pacemaker nei pazienti pacemaker-dipendenti. Proponiamo l’onere della terapia e la configurazione dell’atto morale come fattori determinanti per la soluzione del problema. In questi casi, è necessario descrivere con la massima precisione possibile l’azione morale che si compie e chiedersi quale ne sia l’intenzionalità di base. Inoltre, proponiamo le virtù comunicative come un aspetto importante da praticare nei casi di richiesta di ritiro del pacemaker.