L’eutanasia in Svizzera e le esperienze internazionali

  • Charles Probst Professore Emerito di Neurochirurgia, Università di Zurigo, Switzerland.
  • Giovanni Fantacci | fantacci@bluewin.ch Specialista di Medicina generale, Presidente di “AIDS Informazione Svizzera” e Membro della Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalistica (FIBIP), Roma, Italy.

Abstract

Nell’articolo si esaminano i valori etici fondamentali in gioco nel dibattito sull’eutanasia. La precisa definizione dei concetti deve contribuire a far chiarezza nella discussione. Gli autori osservano i vari tentativi di legalizzazione dell’eutanasia attiva in atto a livello internazionale. La prassi eutanasia dei Paesi Bassi esercita un particolare influsso in Svizzera. Nel dibattito pubblico occorre distinguere nettamente tra medicina palliativa, in grado di attenuare le sofferenze dei malati terminali e eutanasia. Purtroppo questa distinzione spesso non si fa. Per effetto della confusione che regna in materia la Svizzera registra la più alta percentuale di casi di assistenza al malato terminale fra i sei paesi europei comparati. Ciò si spiega con la tendenza a sospendere anzitempo e senza vera necessità le terapie. In Svizzera operano varie organizzazioni per il suicidio assistito: esse sfruttano una lacuna legale esistente. L’assistenza al suicidio è infatti perseguita unicamente se è stata prestata per motivi egoistici. I fautori dell’eutanasia cercano di preparare il terreno per altre forme di eutanasia attiva approfittando di questo vuoto legislativo. Negli ultimi anni si è così sviluppato un inquietante “turismo suicida”: da tutta Europa giungono in Svizzera persone che desiderano porre fine alla propria vita; nel solo cantone di Zurigo i casi di suicidio assistito sono triplicati. In nessun altro paese si assiste a un incremento così rapido del fenomeno. L’assistenza al malato terminale dipende essenzialmente da due fattori: la situazione e la problematica del paziente interessato nonché il valore di fondo che si attribuisce alla vita umana. Il nostro giudizio si fonda sul diritto naturale e la Rivelazione cristiana con il decalogo.
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The article examines in detail the various ethical values at stake in the euthanasia debate. Clarity in the discussion is to be obtained by clearly defining terms. The authors review various international endeavours to legalise active euthanasia. The practice of euthanasia in the Netherlands in particular is very influential in Switzerland. In the public debate palliative medicine, which mitigates the suffering of terminally ill patients, must be clearly differentiated from euthanasia. Unfortunately this distinction is often not made. It is symptomatic of this confusion that Switzerland has the largest rate of “non treatment decisions” among six European countries compared with one another. This is due to improper handling of treatment discontinuation in routine clinical practice. In Switzerland various euthanasia organisations are active which exploit a loophole in the law. Assisting a suicide leads to criminal prosecution only if done for selfish reasons. In this way advocates of euthanasia seek to prepare the ground for other forms of active euthanasia too. “Euthanasia tourism” to Switzerland from all over Europe has developed alarmingly in the last years and tripled according to the figures in Canton Zurich alone. In no other country assisting a suicide has increased so rapidly. Paramount in palliative care are the particular patient’s individual circumstances and problems and the valuing of human life as a matter of principle. This we assert on the basis of natural law and the Christian revelation with the decalogue.

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Published
2008-02-28
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Eutanasia, suicidio assistito, cure palliative / Euthanasia, assisted suicide, palliative care
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Probst, C., & Fantacci, G. (2008). L’eutanasia in Svizzera e le esperienze internazionali. Medicina E Morale, 57(1). https://doi.org/10.4081/mem.2008.293