L'enciclica "Veritatis Splendor": prospettive per l'etica medica
Abstract
L'articolo intende mettere di rilievo il doppio rapporto esistente tra l'enciclica Veritatis Splendor e l'Etica Medica. Da una parte, il recente documento pontificio si presenta come una riflessione sui fondamenti della morale cattolica, motivata dalla necessità di superare alcune interpretazioni errate (principalmente il consequenzialismo e il proporzionalismo ), le quali vorrebbero "calcolare" il bene e il male morale in base alle conseguenze o alla proporzione tra gli effetti buoni e cattivi che risultano da un determinato comportamento umano. Non è affatto un caso che queste ipotesi - che usano parametri vicini al modello utilitaristico dei "costi-benefici" - siano sorte in parte per tentare di risolvere problemi sollevati nell'ambito bioetico. Dall'altra parte, l'enciclica, riproponendo i concetti fondamentali dell'insegnamento etico cristiano, quali il rapporto fra legge e libertà, fra coscienza e verità, fra morale e fede, indica le basi teoretiche per una bioetica degna dell'uomo: il riaggancio alla metafisica e all'antropologia, il riconoscimento della legge naturale come criterio normativo razionale valido per tutti, il superamento del relativismo inerente all'etica del consenso o dell'interesse soggettivo mediante la comprensione del ruolo degli "assoluti" morali e della centralità della dignità della persona. L'Etica Medica, proponendosi il bene del paziente, deve fare attenzione a che esso corrisponda al bene della persona, altrimenti non consentirà un vero progresso morale.
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