Rifiuto delle cure e diritto di morire

  • Gianfranco Iadecola | g.iadecola@virgilio.it Docente di Diritto, Scuola di specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni, Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy.

Abstract

Lo scritto intende sottolineare la difficile problematicità, dal punto di vista legale, del tema del rifiuto di cure salvavita da parte del paziente e del rilievo che una tale volontà (sempre che libera e cosciente) ha per il medico. In tale prospettiva, si dà conto di come, nella questione, interferiscano (ed entrino in contrasto) due interessi fondamentali, entrambi protetti dall’ordinamento, ossia quello della libertà morale della persona e quello della vita, osservandosi come siffatta situazione conflittuale si tragga proprio (anche) dal recente provvedimento giudiziale sulla vicenda “Welby”. Il tribunale di Roma, infatti, dopo aver ampiamente evidenziato la univoca protezione garantita dall’ordinamento giuridico alla libertà di autodeterminazione del malato, non può non registrare la indiscutibile ed assoluta tutela assicurata al bene della vita, in sostanza individuando in essa l’adempimento al riconoscimento della vincolatività, per il medico, di una volontà di cessazione delle cure idonee al mantenimento in vita, espressa dal paziente. Si osserva come, nella prima (reale) disamina specifica del problema (dei limiti di rilevanza della volontà del malato rispetto alla posizione di garanzia del medico) da parte di un giudice nazionale, venga condivisa – di contro alle opinioni dominanti nel dibattito dottrinale – la posizione secondo cui la indisponibilità del bene fondamentale della vita si ponga, anche allo stato normativo attuale, come limite al riconoscimento – del rifiuto consapevole di cure mediche salvavita – quale situazione giuridica soggettiva tutelata, sempre e comunque, dall’ordinamento.
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The writing intends to underline the difficult problematic nature, under the legal point of view, of life support care refusal matter by the patient and of the relief that such a will (provided that be free and conscious) has for the physician. In such perspective, it gives an account of how, in the matter, interfere (and enter contrast) two fundamental interests, both protected by the order, i.e. that of person’s moral freedom and that of life and it explains as such conflictual situation concerns really (also) about the recent judicial provision on the “Welby” case. The court of Rome, in fact, later have widely highlighted the univocal protection ensured by the legal system to the patient self-determination freedom, has to take into account the indisputable and absolute tutelage assured to the good life, basically identifying the fulfilment to the recognition of bond, for the physician, of a will of cessation of the cares suitable to the maintenance in life, expressed by the patient. One observes as, in the first (real) close examination of the problem (of the limits of importance of the will of the patient compared to the guarantee position of the doctor) by a national judge, is shared - against to the opinions ruling in the doctrinal debate, the position according to which the unavailability of the fundamental life good places, also according to the current normative state, as limit to the recognition - of the refusal aware of sustaining-life treatments - as subjective juridical situation protected, always and anyway, by the order.

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Published
2007-02-28
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Principio di autonomia, eutanasia, diritti, vita / Principle of autonomy, euthanasia, rights, life
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How to Cite
Iadecola, G. (2007). Rifiuto delle cure e diritto di morire. Medicina E Morale, 56(1). https://doi.org/10.4081/mem.2007.331